Il 28 dicembre prossimo 2017 sarà il centesimo compleanno dello scrittore e antropologo algerino Mouloud Mammeri. Un uomo di cultura che ha fortemente influenzato la costruzione dell’identità culturale algerina e del Nord Africa.
L’uomo, l’intellettuale
Mouloud Mammeri é nato il 28 dicembre 1917 a Taourit Mimoune, un piccolo paesino dell’alta Cabilia, frazione di un Comune, Beni Yenni (Ath Yanni in lingua berbera), che ha dato all’Algeria molti intellettuali e uomini di cultura, tra i quali i due più rinomati sono l’islamologo Mohammed Arkoun, anche lui nativo del villaggio di Taourirt Mimoune e il cantante Idir.
Studia a Taourirt Mimoune, Rabat, Algeri e a Parigi dove nel 1947 ottiene il titolo di professore di lettere francesi e classiche. Dopo di che torna ad Algeri per insegnare in diversi licei del paese. Nel 1957 si trasferisce di nuovo in Marocco, questa volta a causa della guerra in corso. La polizia francese scopre i suoi legami con il movimento di indipendenza. Mammeri tra altri contributi culturali, è l’autore della dichiarazione letta presso l’assemblea generale delle Nazioni Unite e che porta al riconoscimento internazionale della legittimità del Fronte di Liberazione Nazionale (FLN). Nello stesso tempo, l’organizzazione armata di estrema destra l’OAS stava uccidendo ogni intellettuale ritenuto vicino dagli indipendentisti (lo scrittore Mouloud Feraoun sarà presto tra le loro vittime). Per lui, e molti altri, Algeri non è più una città sicura. Ci ritorna soltanto dopo l’indipendenza nel 1962.
Dal 1969 al 1980, dirige il Centro di Ricerche Antropologiche, Preistoriche ed Etnografiche (C.R.A.P.E.) e insegna antropologia e lingua berbera all’università di Algeri. Quando queste discipline sono cancellate dal programma ufficiale per ragioni ideologiche, lui continua ad insegnarle in via informale e volontaria. Nel 1982 fonda il Centro di Studio e di Ricerche Amazigh. Poi lancia varie iniziative e progetti di ricerca sulla lingua e la cultura Amazigh.
Lo scrittore
Mammeri è uno dei pionieri della letteratura magrebina moderna, assieme ad altri come Mohamed Dib, Mouloud Feraoun e Kateb Yacine in Algeria, Driss Chraibi et Ahmed Sefrioui in Marocco e Albert Memmi in Tunisia.
Il suo primo romanzo, « La colline oubliée » (1) è un successo immediato. Nello stesso anno sono pubblicati 3 altri romanzi di successo scritti da giovani “indigeni”: « La terre et le sang » di Mouloud Feraoun (2) et «La Grande Maison» di Mohammed dib (3). Tutti e tre sono premiati con vari premi, tutti e tre gli autori rifiutano di ricevere i premi nei «salotti» parigini. L’Algeria è in subbuglio. I loro romanzi sono una specie di grido di disperazione. Raccontano la disperazione di un popolo portato allo stremo. Già nel 1953, sul quotidiano comunista «Alger Républicain », Albert Camus raccontava la povertà delle popolazioni indigene tramite un lungo reportage: “Misère de la Kabylie”. La Cabilia è la regione d’origine di Mouloud Mammeri et di Mouloud Feraoun e non tarderà ad essere il cuore battente del movimento di liberazione nazionale. Il 1° novembre 1954, nel piccolo villaggio dell’alta Cabilia, viene stampata “La Dichiarazione del 1° novembre 54″, annunciando l’Inizio della guerra di Liberazione nazionale.

Dopo l’indipendenza Mouloud Mammeri, che nel frattempo aveva pubblicato altri romanzi di successo, è eletto presidente dell’associazione degli scrittori Algerini, ma presto dà le dimissioni a causa del controllo troppo invadente del partito unico al potere. Poco a poco, tra Mammeri e le autorità del FLN, si apre una guerra silenziosa ma persistente. La sua cattedra di antropologia all’università è eliminata dai programmi. La nomina alla testa del centro di ricerche antropologiche C.R.A.P.E. assomiglia a una specie di confino. Ma Mammeri ne approfitta per inquadrare una equipe di giovani ricercatori e realizza dei risultati inattesi vista la mancanza di mezzi.
La rondine che fece la primavera (berbera)
Una di queste realizzazione è la pubblicazione del suo « Poèmes kabyles anciens » (Maspero, Parigi, 1980). Il libro non è commercializzato in Algeria però circola tra gli studenti, in originale o in copie fai-da-te. La curiosità cresce e il comitato studentesco della nuova università di Tizi Ouzou (Cabilia-occidentale), organizza una conferenza di presentazione del libro. L’incontro era previsto per il 10 marzo. Ma il giorno stesso, l’amministrazione annuncia l’annullamento della conferenza e Mouloud Mammeri è fermato sulla strada tra Algeri e Tizi Ouzou e rimandato indietro dalla gendarmeria nazionale.
Gli studenti si raggruppano in assemblea spontanea e il giorno dopo cominciano gli scioperi, le manifestazioni e l’occupazione dell’università. Scoppiano così gli avvenimenti conosciuti come La primavera berbera.
Da quegli eventi nasce una esperienza straordinaria di lotta popolare per il riconoscimento dei diritti culturali delle popolazioni di lingua e cultura amazigh tramite il movimento detto Movimento Culturale Berbero (MCB). L’MCB diventa una vera e propria fucina di lotte democratiche e porterà poco a poco a cambiare profondamente il rapporto culturale in Algeria e in tutto il Magreb.
Un albero sulla strada
Nel 1988
scoppia l’insurrezione nazionale del 5 ottobre. Il partito unico decide di aprire il campo dell’attività politica, sociale e culturale. Si creano molti partiti e molte associazioni. Il paese conosce una stagione di libertà mai vista prima né dopo (perché dura solo fino allo scoppio della guerra civile del 1992).
Il 26 febbraio 1989, Mammeri torna in macchina dalla città di Oujda in Marocco dove ha partecipato a un importante seminario sulla lingua e cultura amazigh. In serata è trovato morto vicino alla città di Ain Defla. La versione ufficiale parla di una collisione con un albero. Pochi ci credono. La strada di Ain Defla non è conosciuta per essere bordata da numerosi alberi, anzi. Il regime algerino, invece, è molto conosciuto per le eliminazioni di oppositori camuffate da incidenti stradali. Ma nessuna inchiesta indipendente è possibile. Rimarrà scritto nella storia che Mouloud Mammeri è morto durante un banale incidente stradale.
Il suo funerale è un vero e proprio plebiscito. Il minuscolo comune di Beni Yenni è preso d’assalto fin dal mattino del 28 febbraio da più di 200 mila persone. Il popolo dei berbfrofoni d’Algeria porta lo scrittore alla sua ultima dimora, di fronte alla sua amata montagna, con il canto «Da Lmulud mazal-agh d imazighen», Zio Mouloud siamo ancora Amazigh.
L’eredità dello zio Mouloud
Oggi, 31 anni dopo la sua morte e 100 anni dopo la sua nascita. Cosa rimane di Mouloud Mammeri?

La lingua amazigh da vietata che era, oggi è lingua ufficiale sia in Marocco che in Algeria. Anche se poco è male, è insegnata nelle scuole dei due paesi. Gli Amazigh libici da parte loro nonostante il caos che regna sulla loro terra cercano vie per ufficializzare la loro madrelingua. Le università di varie città Nord Africane, tra le quali quella di Tizi Ouzou, che porta proprio il nome di Mouloud Mammeri, sfornano ogni anno nuove promozioni di laureati in lingua e cultura berbera. Gli sbocchi lavorativi (a parte l’insegnamento) sono pochi, ma le cose si muovono. Ci sono tv e radio e testate giornalistiche in lingua amazigh di vari tipi e varie tendenze. Ma la strada resta lunga e le sfide tante,.
A livello politico, il movimento nato dai suoi insegnamenti si è spaccato in mille pezzi e i rami hanno preso direzioni molto diverse. Alcuni dei suoi ex studenti e «discepoli » sono entrati a collaborare con il regime di Abdelaziz Bouteflika. Altri hanno lasciato la via dell’universalismo e della rivendicazione inclusiva mostrata da Mammeri per imboccare la strada del secessionismo e del rifiuto delle diversità. La maggioranza, lei, come in molti movimenti di lotta attraverso il mondo, rimane in mezzo, come persa, in cerca di nuove idee e nuova energia.
Note:
(1) Mouloud Mammeri, La colline oubliée, Plon, Parigi, 1952.
(2) Mouloud Feraoun, La terre et le sang, Seuil, Parigi, 1951. Edizione Italiana:
Terra e sangue, Mesogea, Messina, 2007.
(3) Mohammed dib, La Grande Maison, Seuil, Parigi, 1952. Edizione Italiana: La casa grande, Epoché, Milano 2004.
(4) Mouloud Mammeri, Poèmes kabyles anciens, Maspero, Parigi, 1980.
Bellissimo articolo. Si poteva bene pubblicare su Dialoghi Mediterranei e poi nel tuo Blog. Sono sicura che se vuoi ,in futuro, basta dirlo al direttore.
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Grazie.
Questa volta non ci ho pensato. Il pezzo era già programmato da parecchio tempo. Avevo anche dimenticato di controllarlo per refusi e errori vari.
Ma la prossima volta ci penserò. Promesso.
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