Torino e Vallauris Golfe-Juan. Due città del Sud Europa in crisi confrontate in due modi diversi all’iperattivismo politico ed economico delle petro-monarchie arabe. Due reazioni diverse nella forma. Ma sarà poi così diversa in fondo?

La crisi sta colpendo in modo molto violento l’Europa e la ricerca di denaro fresco (anche se sporco) e di nuovi mercati è la priorità degli amministratori del vecchio continente. Il denaro e i mercati sono cercati innanzitutto nei rari settori in cui l’Europa ha ancora il primato. Industria bellica, prodotti agricoli tipici e prodotti di lusso.

In questa ricerca disperata di nuovi mercati le petro-monarchie della penisola araba rappresentano un obiettivo molto ricercato. Di riserve di denaro ne hanno da rivendere, hanno poca popolazione ma con un livello di vita molto alto e una grande concentrazione di miliardari.

La situazione dell’Europa (del sud in particolare) mi ricorda un vecchio film italiano. Non mi ricordo più il titolo, ma è la storia di una coppia che gestisce un albergo in fallimento sulla riviera romagnola. L’arrivo di un ricco sceicco arabo con le sue numerose mogli rappresenta una speranza di salvezza. La coppia comincia a fare la corte al principe per convincerlo a investire nel loro albergo. Scoprono senza scandalizzarsi che lo sceicco è molto perverso e che a ogni persona che riesce a possedere attacca una collanina di smeraldi alla caviglia. Sono pronti a tutto per fregare questo uomo sottosviluppato che mette il suo piacere prima di tutto. Ma va a finire che lo sceicco se ne va senza investire nulla lasciando però una collanina sulla caviglia ai due componenti della coppia. Oltre il danno (e il dolore) anche la beffa, poco dopo passa un “vucumprà” che vende le stesse catenine di finti smeraldi a poche lire l’una.

È nell’ambito di questa ricerca disperata di nuovi mercati che la città di Torino ha ospitato il 28 luglio scorso niente poco di meno che a Palazzo Civico l’incontro internazionale sulla moda islamica. Un evento promosso dalla Thomson Reuters e dalla Dubai Chamber con il Dubai Islamic Economy Development Centre. E con il sostegno del Comune di Torino, della Fondazione Crt, di Tecno Holding e Turkish Airlines.modest-fashion

Uno si chiede: Ma cosa ci fa un evento organizzato da Thomson Reuters, Dubai Chamber, Dubai Islamic Economy Development Centre proprio dentro Palazzo Civico? Torino offre una larga scelta di centri convegni, sale, complessi culturali… che possono essere messi a disposizione dal Comune o affittati per prezzi che sicuramente non metterebbero in difficoltà la Dubai Chamber o chi per loro. Uno si chiede anche cosa centra la giunta di una città (presunta) democratica e laica nell’organizzazione di un vento che sotto un involucro strettamente commerciale cela una attività da formica per rinchiudere l’immagine di un mondo musulmano in un simbolo più politico che religioso: il velo per le donne? Che centriamo noi con tutto questo? Centriamo esattamente quello che centrava la coppia di albergatori del film con le manie sessuali del ricco principe: Ci mettiamo a disposizione delle loro perversioni pensando di sfruttarle e sottrarre loro denaro.

modest-fashion2La città di Torino è ridotta più o meno come l’albergo del film: indebitata fino al collo. La gestione Chiamparino-Bresso di quello che doveva essere l’affare del secolo per la città, le olimpiadi d’inverno del 2006, ha messo la città sul lastrico. Stiamo svendendo tutto quello che possiamo e i servizi alla popolazione si sciolgono ogni anno come neve al sole. Allora oggi ci tocca andare a caccia di clienti ricchi per vendere l’unica cosa che ci è rimasta la nostra dignità.

Ma questo film qua non si svolge solo a Torino e non solo in Italia. Dello stesso scenario fa parte anche la polemica nata nel Sud della Francia intorno al tentativo, per fortuna fallito del Re dell’Arabia Saudita di privatizzare una spiaggia pubblica.

"Salman bin Abdull aziz December 9, 2013" licenza Pubblico dominio tramite Wikimedia
“Salman bin Abdull aziz December 9, 2013” licenza Pubblico dominio tramite Wikimedia

In quel caso il re Salman Ibn Abdulaziz è arrivato in Costa Azzurra, a Vallauris Golfe-Juan, dove possiede una lussuosa villa. La sua presenza, in un luogo di villeggiatura già affollato perché in alta stagione, crea già non pochi disaggi, a causa delle misure di sicurezza. Ma in più comincia a fare lavori e manovre politiche per privatizzare di fatto una spiaggetta pubblica antistante alla sua villa. Ignorante del concetto di bene pubblico e abituato a disporre del territorio e della popolazione come di una cosa privata, il monarca sollecita, in alto luogo, permessi per i lavori e la chiusura del luogo pubblico. Il governo francese, a caccia di qualsiasi occasione per vendere qualche carro armato o qualche caccia bombardiere, ottempera e fa avere i permessi. Ma la popolazione della città, e alla loro testa la sindaco Michelle Salucki (centro Destra), non ci sta. Si oppongono con tutta la loro forza e usano tutti gli strumenti della democrazia per bloccare i provvedimenti e i lavori: proteste, polemiche sui media, lettere formali, ricorsi… Alla fine il governo è obbligato a fare marcia indietro e il monarca saudita, schifato, va a passare le sue vacanze in Marocco, dove, si sa, il diritto divino dei monarchi a disporre di tutto e di tutti non è mai messo in discussione.

Anche a Torino c’è una reazione. Due consiglieri comunali leghisti fanno irruzione nella sala matrimoni allestita a sala preghiera e tolgono il tappeto. Prendono (ovviamente) cura di farsi filmare da qualche loro collaboratore e di postare il tutto su Facebook. La polemica in sala consigliare è breve e si concentra tutta sul fatto stesso: togliere o non togliere il tappeto da preghiera.

Se tra i governi francesi e italiani che, mentre fanno finta di voler combattere l’intergalismo armato, vanno in giro a baciare la mano dei principali sponsor di tale tele ideologia: le monarchie del Golfo persico, non c’è nessuna differenza, c’è invece una differenza sostanziale tra Vallauris e Torino.

Nella capitale del Piemonte c’è solo lo spettacolo dei soliti leghisti che fanno finta di opporsi per raccattare il “mi piace” di qualche razzista sulla rete, senza opporsi veramente. Togliere il tappeto da preghiera equivale a attirare l’attenzione sul dito contribuendo così a non far vedere la luna.

Michelle Salucki sindaco di Vallauris Golfe-Juan
Michelle Salucki sindaco di Vallauris Golfe-Juan

Nella città della Francia meridionale, invece, ci sono cittadini e istituzioni della repubblica che si oppongono a un dittatore sanguinario che vuole prendere un bene pubblico. Non so quali sono le vere motivazioni della sindaco Salucki e non so se avrebbe fatto la stessa cosa se al governo ci fossero i suoi alleati politici. Sicuramente ha fatto i suoi calcoli e ne avrà un tornaconto politico mediatico importante. Sicuramente anche lei ha giocato sul diffuso sentimento anti-arabi e anti-musulmani in genere per mettere in imbarazzo il governo francese. Ma la cosa sicura è che in questa occasione lei ha difeso la cosa pubblica, mentre il governo (sedicente di sinistra) la stava dando via senza esitazione.

Ma né le proteste grottesche dei leghisti torinesi, né quelle un pochino più serie della popolazione e degli eletti di Vallauris cambieranno un granché alla situazione. Siamo messi male, molto male. Chi ha i soldi governa il mondo. E quelli che ce li hanno, i soldi, sono sempre meno numerosi.

E noi? Ebbene noi, tutti noi, abbiamo, come nel vecchio film, più di una catenina intorno alla caviglia. E quindi, pensano i nostri governanti: una in più o una in meno, cosa cambia?