Nel momento in cui mettevo a posto, per pubblicarlo sul mio blog, il pezzo “sogno di una mattina di Ramadhan”, scritto ad Algeri il primo giorno del mese di Ramadhan di questo anno, un pezzo in cui riflettevo su come la società algerina sotto l’influenza dei suoi governanti sia diventata sporca, violenta, superficiale e bugiarda , e in cui sognavo un giorno in cui sarebbe finito questo incubo… Ecco che l’attualità mi dice che il mio sogno è forse molto più lontano di quanto mi permetto ogni tanto di credere.
Due operai edili, in un rovente giorno di agosto, sul cantiere durante le ore più calde del pomeriggio, si fermano per riposarsi e rifocillarsi. Bevono un po’ d’acqua fresca e aprono le loro bisacce per tirare fuori il magro pranzo. Cosa ci sarebbe di immorale in tutto questo? Niente. Ma così non l’hanno pensata due poliziotti, sfaccendati e intolleranti, che sono entrati senza avvertire sul cantiere privato e li hanno presi “sul fatto” e arrestati. I due malcapitati sono in attesa di un processo per offesa alla religione islamica.
I due operai si chiamano Hocine Hocini et Sallem Fellak. La località dove si svolge questa vicenda si chiama Ain El Hammam, una località dell’Alta Cabilia (nord dell’Algeria) sita a qualche 1200 metri sopra il livello del mare. E i fatti sono successi il 13 agosto scorso.
Da due o tre anni, le forze dell’ordine algerine e marocchine arrestano regolarmente persone che non osservano il digiuno del Ramadhan. Non solo le forze dell’ordine le arrestano, ma i giudici trovano anche modo di condannarli.
Invano le associazioni di difesa dei diritti mani, particolarmente il MALI(Mouvement Alternatif pour les Libertés Individuelles) in Marocco e SOS-Libertés in Algeria hanno cercato con le loro magre forze di chiamare al rispetto di tutti i credi e i pensieri e di non imporre delle norme religiose con la forza. (1)
Addirittura un anno fa il MALI a El Mohammadia in Marocco aveva tentato anche una rottura del digiuno collettiva in pubblico. Ma gli attivisti furono arrestati e alcuni condannati.
Quest’anno si rifugiano su Internet e moltiplicano gli appelli e le campagne per il respetto di tutti in Nordafrica. Ma i risultati ottenuti, sono ben magri per ora.
(Foto: Wakalin Ramdhan -mangiatori di Ramadan- dalla pagina facebook del MALI)
Invece l’arresto di Hocine e Sallem non è rimasto senza risultato. Infatti il processo dei due arrestati previsto per il mercoledì 18 agosto è stato rimandato dal giudice al 21 settembre. La causa: una mobilitazione straordinaria della popolazione a sostegno dei due “Mangiatori”.
Senza voler giocare agli eroi Hocine e Salem hanno però affrontato le loro responsabilità e confermato di aver rotto il digiuno non per incapacità di adempiere al loro “dovere” religioso, non per distrazione ma per scelta deliberata e ragionata. Uno si è dichiarato addirittura di confessione cristiana mentre l’altro è probabilmente agnostico.
Di fronte ai poliziotti e al procuratore che lo accusavano di aver “mangiato il Ramadan” (così è chiamata la rottura del digiuno in algerino) Hocine Hocini (nella foto) ha replicato che lui non riconosce i fatti e ha dichiarato: “Ho mangiato solo un piatto di cuscus portato da casa mia. Io non sono musulmano e il Ramadan non mi riguarda.”
Anche l’avvocato Mohamed Ait Mimoun, rappresentante dei due messi in causa, ritiene che “Non ci sono nemmeno gli elementi per un processo. Figuriamoci una condanna. L’accusa parla di offesa alla religione musulmana facendo riferimento all’articolo 144 bis 2.. Ma rompere il digiuno non può essere considerata offesa perché denigrare o offendere può avvenire tramite l’insulto o la maldicenza. Invece mangiare anche se è Ramadan è un atto del tutto naturale , soprattutto per una persona che non si considera musulmana.”
Un digiuno praticato come un atto di fede, libero, personale e intimo dovrebbe forse essere vissuto nella serenità senza ricadute negative sulla vita propria o quella degli altri. Invece nei nostri paesi, la società e, sempre più spesso, anche lo stato lo impongono con pressioni di ogni tipo. Il digiuno rituale diventa un fardello che quasi tutti portano a malavoglia, facendolo poi pagare agli altri in un modo o l’altro.
La prova? Secondo una inchiesta del giornale El Watan(2), durante questo mese detto della “redenzione e della misericordia”, rispetto al resto dell’anno, gli incidenti sul lavoro aumentano del 150 % , gli interventi medici di emergenza del 300 %, + 400 % le risse, + 42 % gli incidenti stradali , +120 % l’assenteismo e i ritardi , + 120 % la violenza domestica contro donne e bambini… Senza parlare del clima pesante di malumore dominante, della vita che diventa insopportabilmente cara e del paese che funziona tutto al rallento. Buon Ramadan a tutti… ma venga presto l’Aid.(3)
(1) leggere l’appello di SOS-Libertés lanciato la vigilia del mese di Ramadhan
(2) «Comment le Ramadan bouleverse la vie des Algériens», El Watan du 24 août 2010.
(3) Aid Al adha: festa di fine Ramadhan.