Domenica 28 settembre 2008, è una data speciale a Torino. Per un giorno, Piazza Castello fa finta di chiamarsi “Piazza Romania”.
È la prima tappa di un ricco programma – mostre, spettacoli, spot televisivi…- ideato dallo stato romeno, in piena campagna elettorale, “per migliorare l’immagine dei suoi cittadini residenti all’estero”.
Torino, in quanto prima città d’Europa occidentale per numero di Romeni residenti ha l’onore di accoglierne la puntata inaugurale.
Oggi, è Stefan a fare da guida. Ha portato con sé Giovannin e tutta la banda di Porta Palazzo. Dice che la festa sarà meravigliosa. “È prevista musica tradizionale, jazz, musica moderna e poi teatro, danza, pittori, scultori… Di tutto, vi dico. Di tutto!”.
A prima vista Giovannin capisce di che si tratta. Si trattiene e non fa notare a Stefan la povertà della mostra e che di pittori e scultori romeni a Torino ne abbiamo dei più bravi … spera soltanto che gli spettacoli musicali saranno all’altezza delle attese di Stefan e delle migliaia di lavoratori vestiti a festa che si sono riversati sulla piazza.
Invece, come temeva il vecchio piemontese, il programma di spettacoli fu anche quello uno fiasco totale. Prove interminabili, numerosi problemi tecnici, suono pessimo, disorganizzazione totale. La troupe folcloristica suona per meno di un quarto d’ora e si ritira. Il grande Bălănescu e i suoi archi suonano un po’ di più ma si sente solo un
rumore confuso e assordante…
Alla fine della serata, rimangono solo i giovani venuti ad ascoltare i Sistem. Musica da discoteca, ghiotta di decibel ma indifferente alla qualità. La serata finisce in allegria nonostante le delusioni, nonostante le polemiche e gli scandali. Ma Stefan è atterrato. Giovannin prova a consolarlo. ” Dai alla fine non è andata così male. Il messaggio all’Italia è arrivato: il potere degli incompetenti arroganti ci rende fratelli di disgrazia!”
Il centro città si svuota poco a poco nel cuore della notte. Lo stormo di romeni si dirige lentamente verso i quartieri poveri, lasciando la piazza coperta di bucce di semi di zucca e di girasole. Una manna celeste per l’altro stormo che all’alba arriverà folto: quello dei piccioni e dei passeri. Il tutto si riassume, in fin dei conti, solo in quello: un mucchio di briciole per gli uccelli.