Giovannin è decisamente un animale urbano. Nemmeno nell’afa di agosto si decide a lasciare la sua città. Parte qualche giorno a trovare una vecchia zia ancora in vita dalle parti di Saluzzo… Un fine settimana tre o quattro giorni e poi si stufa. Comincia ad avere nostalgia del rumore, dello smog, dei litigi quotidiani… Non vede l’ora di tuffarsi nella confusione di Porta palazzo il mattino e di apprezzarne la calma relativa del pomeriggio. Le grida dei terun, dei vucumprà e delle varie specie della giungla piazza della repubblica, per lui è come l’appello della foresta per i lupi del grande Nord. Non ci sa resistere più di pochi giorni.
Poi, Giovannin a porta palazzo non rimane mai da solo. Tanti suoi amici non partono mai in vacanza. Alcuni perché senza documenti, altri perché senza soldi, tanti senza né gli uni né gli altri, e qualcuno ancora con documenti e soldi, ma si autoschiavizza a vita e non si concede mai un attimo di riposo. Una sindrome molto diffusa tra i migranti. Si parte alla ricerca del paradiso ma si finisce per crearsi l’inferno perpetuo dell’autoschiavitù.
La piazza è coperta a macchie di leopardo una bancarella c’è e due non. È molto comodo per fare la spesa. Non c’è quella promiscuità a volte esasperante dei mesi precedenti. I mercanti sono pochi, i compratori anche. È tutto in proporzione. L’ambiente è calmo, rilassato, meno grida, meno conflitti.
“I ragazzi” sono tutti rimasti, lavorano tutti i giorni, come al solito: caricare scaricare, montare la bancarella, rifornirla in continuazione, mettere in ordine, smontare il tavolo e l’ombrellone alla fine….
Dopo la chiusura si preparano qualcosa da mangiare. Roba leggera e veloce: insalata di pomodoro, tonno, mozzarelle, qualche peperone fritto… Si chiacchiera un po’, di tutto e di niente. Qualcuno si concede una pennichella qualcuno guarda la TV. Poi verso la fine del pomeriggio si esce sulla piazza, ripulita nel frattempo dai servizi comunali. Si sta con gli amici a parlare, fumare e bere una birretta.
Una attrazione dei mesi estivi, i pomeriggi e la domenica tutto il giorno, sono i venditori di anguria. Loro rimangono sulla piazza anche a mercato chiuso. Uno in particolare attira la folla, non tanto per comprare quanto per assistere allo spettacolo: “Nino il brindisino”. Vende le angurie all’asta e lancia battute a raffica un vero one man show.
Si sta attorno e lo si ascolta lanciare le sue barzellette e i suoi pensieri sulla vita, in puro dialetto brindisino, nessuno capisce veramente tutto ma tutti si divertono.
“E tu, mi dice Giovannin, vorresti scambiare questo con una spiaggia affollata di turisti, manco morto!”
Pubblicato su Internazionale