Parco del Valentino, lungo il fiume po’, alcuni ettari di verde e fresco nel cuore di una città strangolata dall’affa e dall’inquinamento. All’ingresso del parco, lato Corso Vittorio Emanuele, è allestito un tendone, tutt’attorno sono sparsi ragazzi e ragazze. Alcuni giocano a carte, altri a calcetto o ping pong, alcuni altri s’impegnano ad imparare qualche trucco di giocoleria. Altri ancora ascoltano musica a tutto volume e qualcuno accenna anche qualche passo di ballo.
Mi avvicino dall’area per osservare più da viccino questo andi rivieni. Mi accorgo che alcuni dei “giovani” sono un po’ più grandi, visibilmente degli animatori e dei volontari. Mi fermo a chiacchierare con una delle volontarie. Così per curiosità.
“Questo è il tendone dell’ASAI!” Mi dice. “Ormai da un po’ di anni sta diventando una tradizione. Per mancanza di spazi attrezzati, la nostra associazione ha pensato ad usare questo stupendo spazio in estate per allestire un centro aggregativo temporaneo.
– E cosa ci fate in questo centro?
– Ma… un po’ tutto quello che si fa di solito nei centri aggregativi: sport, giochi di società, laboratori vari, musica, danza… l’importante è di dare ai giovani un occasione di sfruttare il tempo in modo costruttivo e perchè no di imparare qualcosa. Qualcuno viene qua per fare delle cose, qualcun altro soltanto per stare insieme agli altri, per curiosare, volare come un’ape buttinando un po’ di qua, un po’ di là. Riceviamo in media un centinaio di ragazzi al giorno. È, secondo me, dimostrazione di quanta mancanza ci sia di strutture per i giovani.
Mi guardo un po’ in giro e chiedo:
– vedo che i ragazzi sono di varie origini. Com’è l’ambiente?
– Sì i ragazzi sono a stramaggioranza figli di stranieri. L’ASAI fa tante attività di sostegno scolastico in direzione dei ragazzi stranieri di San Salvario. Quindi sono loro che continuano a frequentarci anche durante l’estate. Di Italiani non ce ne sono quasi… forse perchè gli Italiani hanno più occasioni e più accesso ad altre attività. Conclude lei vedendo la mia aria un po’ stupita.
Saluto l’animatrice e la lascio continuare il suo lavoro. Mi allontano riflettendo a quella situazione. Erano veramente ragazzi di tutte le provenienze e di tutti i continenti. L’ambiente era molto rilassato, stavano tutti insieme, si divertivano veramente. Poi mi vengono in mente quei ragazzi “Napulè” (come li chiamano i vecchi piemontesi). Perennemente seduti lì nella nostra via. Non hanno nessuna occasione in più. Non vanno mai in vacanza. Stanno sempre lì a disturbare i vecchi vicini e a portare un sacco di guai ai genitori. Ma non andrebbero mai a fare attività al tendone perchè: “è roba da stranieri!” E mi chiedo: Sarà vero che certe etnie sono proprio difficili da integrare?
Pubblicato da Internazionale