Abderrahmane, un giovane arrivato in Italia mosso dagli stessi sogni che muovono milioni di poveri del mondo in direzione delle zone ricche, e’ morto a fine agosto, a Torino, nelle acque del Po, mentre cercava di fuggire ad un Blitz.
Da quando Torino è una metropoli che attira i poveri contadini di mezza Italia e oggi di mezzo mondo, da quando Torino è questa Torino: ci sono le prostitute in certe vie e ci sono gli spacciatori nei parchi della città, lontani dai larghi corsi del centro e dalla profumata collina. La città lo sa e lo tollera come un male inevitabile: un danno collaterale dello sviluppo.
Da quando Torino e’ questa Torino, lo stesso spettacolo comico (che purtroppo periodicamente gira al tragico) e’ dato davanti ai padri e alle madri di buona famiglia accompagnati dalla loro prole che si fanno un giretto in bicicletta nei parchi della città.
I militari rigorosamente in divisa, mai in borghese, spesso e volentieri accompagnati da qualche cronista della “nera” locale arrivano di corsa con le sirene e i giro fari accesi. Gli spacciatori (una volta meridionali ora nordafricani, i meridionali recitano ormai l’altro ruolo, quello del gendarme) si buttano nelle acque fredde del Po, della Dora o della Stura e attraversano verso l’altra sponda oppure si intrufolano nei tubi della rete fognaria per uscire da qualche altra parte in città. La famigliola si ferma per godersi lo spettacolo. Qualcuno filma con il telefonino e i commenti partono da tutte le parti : L’acqua deve essere fredda in questo periodo dell’anno! Chi sa che puzza e che rati ci devono essere lì? Eh la corrente e’ forte! Ce la faranno ad attraversare?… e così via.
Poi finisce la sceneggiata e tutto riprende il suo corso. I militari risalgono in macchina con la tranquillità del dovere compiuto, le famigliole risalgono in bici con l’allegria di chi si sente protetto e i ragazzi risalgono sulla sponda e si mettono ad asciugare aspettando i giovani clienti in cerca di “sballo” per riempire il “vuoto dentro” di una vita vissuta senza senso.
Ogni tanto qualcuno, come “Abder” non ce la fa’ ad attraversare… Allora ci si ferma un attimo. Qualcuno si indigna pure. I compaesani organizzano una timida manifestazione, qualche “autonomo” scrive il suo nome su un muro accompagnato da un “Morte agli sbirri!” e da una vaga promessa di vendetta… e poi tutti tornano alla loro vita. “The show must go on!”: gli spacciatori a spacciare, le prostitute a prostituirsi e la gente per bene a far finta di non essere loro i clienti degli uni e delle altre.

Pubblicato da Internazionale