Oggi con Giovannin non ci vediamo come al solito a Porta Palazzo. Ci siamo dati appuntamento in Via Bogino 9, davanti al Palazzo Graneri Della Rocca. Con lui sono arrivati anche Rafiq, il giovane venditore di borsoni, quelli a quadrati, di nylon, che servono per la spesa, e Mustafa il dentista algerino che vende frutta, sognando un giorno di riuscire A bucare la corazza dell’ordine dei dentisti italiani, per poter finalmente praticare il suo mestiere.
Rafiq si è fatto bello. È andato dal parrucchiere e si è messo i suoi vestiti migliori. Per lui è un grande giorno. Ma non sarebbe mai venuto se non ci fosse con loro Giovannin o Amu (zio) Yahia, come lo chiama lui. Solo sentire un nome come “Palazzo Graneri della Rocca” gli fa tremare le ginocchia, a lui, il clandestino. Stasera al Palazzo c’è un incontro con Mahmoud Darwish, il suo idolo.
Siamo arrivati con anticipo per avere i posti migliori. Ci sediamo in prima fila. La sala non tarda a riempirsi. Dopo un po’ sento il giovannin raccontare alla signora accanto – Una signora per bene, vestita di tutto punto, ma non mi preoccupo per lui, ci sa fare in ogni circostanza- “Lo sa, signora, che il Darwish, anche se in Italia è quasi sconosciuto, nel mondo arabo è una specie di legenda vivente?” “Ah sì?” “Glielo assicuro! Infatti, il fatto che le sue opere qui siano pubblicate da piccolissime case editrici, è un po’, facendo un parallelo con la musica, come se un George Gershwin fosse promosso in Italia da una piccola etichetta indipendente creata da cultori del genere…”
Sempre avanti di una tacca, il nostro amico!
All’arrivo del poeta, la sala è gremita e l’emozione è al culmine. “Ho avuto tre volte l’occasione di assistere ad una sua conferenza.”, dice Rafiq dopo un po’, “Non ne sono mai uscito deluso. Darwish è un oratore nato. Gioca con le parole come fossero delle palline da giocoliere e ad ogni fine di frase riesce a stupirti.”
Forte è il momento finale quando dal pubblico si è avvicinato un giovane, gli occhi luccicanti. È Rafiq! Non l’avevamo visto quando si era alzato. Si presenta come giovane poeta marocchino. Chiede scusa di parlare solo in arabo e comincia un dialogo con il suo idolo. Balbettante e goffo, come solo i poeti in erba sanno essere. Fa delle domande che al pubblico sembrano strane e un po’ infantili. Darwish lo mette al suo aggio e risponde seriamente alle sue domande. Le risposte sono vere e proprie lezioni di creatività letteraria.
A quel punto, Rafiq ritorna, si riappropria del microfono e offre al maestro quattro strofe: Una poesia d’amore. La più bella conclusione possibile per una serata magnifica.
“Peccato che non c’è Lodovico Poletto o qualche altro cowboy della cronaca nera.” Disse Giovannin, ” Finalmente la stampa locale avrebbe messo la poesia in prima pagina. Domani ci sarebbe scritto su tutte le locandine dei giornalai in grosse lettere: SCANDALO A PALAZZO GRANERI DELLA ROCCA. DUE OMOSSESSUALI EXTRACOMUNITARI SI CORTEGGIANO IN PUBBLICO.”
Pubblicato da Internazionale