05/04/2014 – Il 4 aprile e’ stato un giorno di battaglia nel quartiere sciita di Baghdad

Sono le 22 di domenica 4 aprile 2004. Il tempo si è rinfrescato in questi ultimi due giorni, mentre avevamo avuto qualche anteprima d’estate la settimana scorsa

Sono rientrato a casa attraverso il quartiere tranquillo del Harithiya. Essendo uscito in maniche corte e senza giacca avevo la pelle d’oca. Il vento è veramente freddo stasera. Ma forse non è solo il vento… Mi metto a scrivere mentre, fuori, l’Iraq sta bollendo.

E’ il terzo giorno di un grande movimento di protesta organizzato dai seguaci di Moqtada Al Sadr, dopo l’arresto di uno dei suoi e la chiusura del suo giornale. Giovedì, a Baghdad (mentre nel Sud c’era già da un paio di giorni) la protesta è iniziata con delle manifestazioni. La prima impressione è stata quella del fastidio.

Gli uomini del “Giaich del Mahdi” (milizia di Al Sadr), hanno bloccato le strade centrali della capitale per liberare spazio al loro sit-in gigantesco, aggravando così il problema del traffico, già molto penoso, del centro.

alsadr
Moqtada Assadr leader del movimento Giaish Al Mahdi

Poi le notizie precipitano. Arrivano da tutte le parti del Paese. In Iraq le voci di corridoio, “radio marciapiede” come la chiamiamo da noi, sono la fonte principale d’informazione . “Radio marciapiede” diventa matta, le notizie sono terribili, sembra che ci siano scontri tra i giovani sciiti e le forze della coalizione in varie città.

A Bassorah la protesta era iniziata giorni fa con i disoccupati, adesso le agitazioni hanno preso un contenuto più ideologico. Alcuni giovani del Giaich si sarebbero buttati sotto i carri armati in movimento per fermarli…

Najjaf è in ebollizione. Le forze spagnole hanno circondato la casa di Muqtada Al Sadr. Perché le forze spagnole? Perché adesso? Non è solo per tirarle in un processo irreversibile di violenza e contro-violenza? Tutto questo, adesso che il governo sembra deciso a ritirarle. Ma hanno tutti le mani nella pasta, fino al gomito.

Gli inglesi si scontrano con i Bassri a Bassorah, gli Italiani con i Nassiri a Nassirya, gli spagnoli con i Najjafi nella santa città di Najjaf e in fine a Baghdad, oggi, a Sadr city, un gigantesco inferno suburbano di due milioni di abitanti quasi tutti sciiti e poverissimi, gli americani sono alle prese con una vera e propria guerriglia urbana.

Si sta combattendo strada dopo strada. Le vie che ci portano sono tutte bloccate, sembra che gente che voleva tornare a casa, dopo una giornata di lavoro, non ci riesca. Impossibile avvicinarsi da certe zone di questa città alla periferia, circa 60 chilometri quadrati di povertà e di rabbia accumulata in decenni di marginalizzazione.

Sadr City (chiamata così in onore e memoria dell’ayatollah al-Sadr, padre di Muqtada) è l’altra Baghdad, quella che tutti fanno finta di non vedere. Lì, non è cambiato nulla. Era dimenticata da Saddam (anche se si chiamava Saddam City) e resta dimenticata oggi. Solo la malavita e le organizzazioni estremiste se ne ricordano e la tengono sotto il loro controllo.

Mentre si sta combattendo a Sadr City, i quartieri ricchi di Baghdad, fanno finta di niente, Al-mansour è piena di gente che continua a “leccare” le vetrine e i caffè sono pieni di giovani ragazzi, capelli unti, vestiti attillati, che continuano a bere tè e succhi di frutta e a fumare il narghilè gli occhi fissati sulle Tv satellitari che emettono i video clip degli ultimi tormentoni, sempre più scemi, della disco egiziana o libanese.

 

Pubblicato su Peace reporter