Una protesta popolare, nata intorno al disaggio dei giovani disoccupati del Maghreb, sta sconvolgendo tutta la macro-regione dall’Atlantico fino all’Oceano Indiano. Ma le potenze internazionali continuano ad appoggiare i regimi corrotti.Sidi Bouzid, Centro della Tunisia. Mohamed Bouazizi, 26 anni, povero, disoccupato, con studi superiori alle spalle, si ritrova a vendere verdure abusivamente sul marciapiede. Le forze dell’ordine gli sequestrano la sua merce. Potrebbe sembrare una scena banale di quotidiana povertà. Ma è una di troppo. Mohamed Bouazizi, come molti giovani maghrebini, considera che ormai non ha più niente da perdere e per protesta si immola con il fuoco, in pubblico. Lui muore in atroci sofferenze, ma dà ai giovani tunisini il coraggio di sollevarsi e scontrarsi con il regime che li soffoca da ormai 60 anni. Lo scontro finisce con la partenza del Presidente Zine El Abidine Benali. Ma il suo sistema resta ancora in piedi. Il popolo resta mobilitato.

L’esempio tunisino sta contagiando tutta la macro-regione, dal Marocco fino allo Yemen. Dei giovani disperati si danno fuoco in luoghi diversi e lontani tra di loro, ma sempre per lo stesso motivo: assenza di presente e assenza di futuro.

In Egitto, sembra che il popolo, anche qui, non voglia stare un solo istante di più sotto questo regime. Le piazze principali di ogni città sono occupate da giorni. Le reazioni violente di un regime che si reggeva finora sul terrore, non hanno che rinforzato la volontà dei manifestanti. Mentre scriviamo il paese è tutto fermo, ma il presidente non accenna ad andarsene.

I popoli dappertutto guardano con speranza: alle piazze di Tunisi e del Cairo. I governi del mondo,invece, e per primi quelli delle potenze occidentali, dopo un momento di dubbio, solidarizzano con i vecchi regimi invece di sostenere i popoli. Gli Stati Uniti chiedono un cambio progressivo e «ragionevole».

Ragionevole, nel linguaggio di chi comanda il mondo, vuol dire in genere che non si devono rimettere in gioco gli interessi delle potenze mondiali e delle loro multinazionali. Tutto il resto può cambiare.