Siamo al Centro Italo Arabo di Torino, nei pressi di Porta palazzo. La sala conferenze è piena come un uovo. Davanti sono sedute le autorità locali e i vertici della Fiera del Libro di Torino. Sono presenti anche le associazioni delle comunità arabe e i rappresentanti delle moschee della città. Dietro è seduto il popolo dei sognatori, idealisti, capelluti, mal rasati rumorosi e dispettosi e anche quello dei poveri e dei senza voce, dei senza diritti, arrabbiati ma silenziosi…
Si è tutti quanti riuniti per dibattere della scelta fatta dalle autorità torinesi di festeggiare i sessanta anni della creazione dello stato di Israele invitandolo come ospite d’onore alla fiera del libro di Torino. Giovannin è seduto dietro, in mezzo ai suoi amici clandestini. Ascolta in silenzio e scuote la testa.
Parlano prima le autorità poi le associazioni arabe e le moschee. Sembrano tutti sintonizzati sulla stessa frequenza. Tutti dicono che non si può boicottare la cultura israeliana, che non c’è spazio per la politica in una manifestazione culturale (???)…
Rafiq comincia ad agitarsi: “Io non capisco. Ma chi ha parlato di boicottare la cultura? Ma non siamo qua per parlare di una scelta altamente politica: quella di festeggiare uno stato che non fa passare un mese senza commettere un qualche crimine contro l’umanità?” – chiede a Giovannin, a bassa voce ma con tono irritato.
– Sì, fratello, sì. Ma non te la devi prendere con i vostri “intellettuali” e con gli imam. Tu lo sai che loro sono ricattabili. Stanno salvando ognuno la sua piccola situazione. Non vogliono fare la fine di Koheila. Ormai sanno che è facile appiccicargli accuse di terrorismo, allora si fanno più monarchici del re stesso. Ma, tu, è meglio che te ne stai zitto, perché senza documenti come sei, da qui ti prendono! … Facciamo una cosa vado io e parlo con parole tue. Racconto la tua storia del coraggio della volpe e della iena. Che ne dici?”
– Sì ! Grande! È proprio quella che ci vuole! – esultò Rafiq.
Giovannin approfittò di un momento di silenzio imbarazzato e si infilò tra la fine delle prese di parola dei cortigiani e l’inizio delle proteste degli “incazzati”. prese il microfono e cominciò:
<< Buona sera a tutti. Io parlo a nome di qualcuno che non lo può fare di prima persona. Il mio amico mi ha chiesto di portare i suoi ringraziamenti alle autorità locali e agli organizzatori della fiera e anche ai media per il coraggio, la forza e l’abnegazione con le quali hanno fatto le scelte più giuste. E mi ha chiesto di ringraziarVi raccontandoVi la storia seguente:
“Una volta il re leone, decise di convocare una assemblea degli animali per sancire la sacralità del suo diritto a sbranare qualsiasi animale, se dovesse aver fame. I più deboli tra gli animali si ritennero bene dall’intervenire per paura di essere designati come primo pasto del re. Ma tra gli altri predatori si alzò un coro di applausi. La volpe e la iena soprattutto, grandi oratori, e grandi carnivori, si spesero senza contare per difendere il sacro santo diritto dei sovrani a non patire mai la fame.”
È quindi con grande gioia che il mio amico saluta in voi il coraggio della volpe e della iena, Per aver difeso le ragioni del più forte. Grazie di cuore! >>
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