Articolo scritto per la Rassegna Stampa Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo, all’occasione di Yennayer, il capo d’anno Amazigh 2971.

La millenaria cultura Amazigh (berbera), finora marginale e ignorata persino nelle sue proprie terre, sta rinascendo poco a poco e guadagna riconoscimento dopo riconoscimento. L’ultimo in data, l’iscrizione dall’Unesco del cuscus, il cibo degli Amazigh per eccellenza, a patrimonio immateriale dell’Umanità. Questo piatto della convivialità e delle feste sarà ancora più apprezzato questi giorni nella festa di Yennayer, la vigilia del primo dell’anno 2971 secondo il calendario Amazigh.
Un riconoscimento per tutto il Maghreb
Il mese scorso, la direttrice generale dell’Unesco, la signora Audrey Azoulay, annunciava l’iscrizione del Cuscus(1) come patrimonio immateriale dell’Umanità. Tale riconoscimento è stato raggiunto grazie a un dossier comune confezionato e presentato da 4 dei cinque paesi del grande Maghreb: Mauritania, Marocco, Algeria e Tunisia. La Libia non è stata coinvolta vista la sua situazione attuale, ma è culturalmente compresa nell’area considerata originaria di questo piatto ormai conosciuto in tutto il mondo.

“Questa iscrizione è una bella realizzazione. È un segno forte di riconoscimento culturale et anche un vero successo diplomatico su un tema così importante e così simbolico per i popoli di tutta la regione, e anche aldilà. Questo consenso dimostra che un patrimonio culturale può essere una cosa molto personale ma che al tempo stesso trascende le frontiere.” Audrey Azoulay,
Perché solo Maghreb e non Nord Africa?
Il dossier è stato presentato dai soli paesi del Maghreb senza la partecipazione dell’Egitto, ultimo tassello a est della fascia settentrionale del continente africano, per una questione di differenza di riferimenti storico-culturali.
I popoli del Maghreb si sentono appartenenti a una area comune perché le loro radici storiche e culturali risalgono al popolo Amazigh (comunemente detto berbero) coltivatore e consumatore di cereali vari tra i quali e soprattutto frumento, orzo e miglio. Mentre l’Egitto discende dagli antichi Egizi, popolo legato al fiume e coltivatore e consumatore di riso.
Il cuscus quindi, se non è l’unico, è il più famoso contributo del popolo Amazigh alla cultura universale. E compiendo questo gesto di unità culturale (perché quella politica è ancora lontana) implicitamente i quattro Stati nordafricani rivendicano un’origine comune che non è quella ufficiale araba ma quella originaria: Amazigh.
Ma chi sono gli Amazigh?
Gli Amazigh, chiamati dai greci “barbari”, in quanto estranei alla civiltà ellenica e alle altre grandi civiltà dell’epoca, questo nome, ripreso da vari altri conquistatori, è rimasto fino ai nostri giorni sotto il nominativo di berberi per gli occidentali e barbar per gli arabofoni.
Gli Amazigh, quindi, sono gli abitanti originari della parte nordoccidentale del continente Africano. Il loro territorio si estende dall’arcipelago delle Canarie a Ovest (le Isole Canarie sono la prima entità politica a menzionare la propria origine amazigh nel suo testo costitutivo (2)) fino all’Oasi di Siwa (Sud Ovest dell’Egitto) e dal Mar Mediterraneo, a Nord, fino alle aree settentrionali degli Stati del Sahel Africano (Mali, Niger, Ciad).
Tra montagne e deserti
Storicamente la fascia costiera del Nord Africa ha subito varie invasioni e influenze culturali, ma l’entroterra è rimasto abbastanza protetto fino ai tempi moderni. Mentre le città mediterranee hanno parlato greco, fenicio, latino, arabo e qualcuna anche spagnolo e francese, in vari momenti della Storia, le zone interne sono rimaste Amazigh nella lingua, nei costumi e nell’organizzazione sociale.
E’ il colonialismo occidentale con i suoi campi di concentramento, gli spostamenti di massa e le sue politiche di assimilazione che ha aggravato la perdita della lingua e della cultura amazigh, riducendo la sua presenza a delle sacche sparse a macchia di leopardo su un vastissimo territorio diventato per lo più arabofono.
Oggi la maggior parte delle popolazioni parlanti la lingua amazigh vive tra l’Algeria e il Marocco Mentre negli altri stati formano piccole minoranze linguistiche e culturali, abitanti delle montagne e delle zone desertiche, per lo più. Anche se numericamente di meno i Tuareg sono la popolazione amazigh che occupa il maggior spazio e che si ritrova divisa su 6 nazioni: Algeria, Libia, Mali, Niger, Ciad e Burkina Faso.
La lingua amazigh è una lingua africana, di ceppo detto camito-semitico. Totalmente diversa dalla lingua araba (di ceppo semitico). Ha un suo alfabeto specifico il Tifinagh nato da una riforma fatta intorno al 200 Ac. dal Re Massinissa, allora sovrano della Numidia, grande stato situato sui territori dell’attuale Algeria e parte della Tunisia. La riforma era una modernizzazione di un alfabeto amazigh ancora più vecchio il Libico, le cui origini si perdono oltre il primo millennio AC.
Un popolo di popoli
Stiamo parlando di un territorio grande almeno il doppio dell’Europa. In questi vasti territori suddivisi da grandi ostacoli naturali (montagne e deserti) la cultura e la lingua originarie non sono rimaste omogenee ovviamente. Tra un montanaro del Nord del Marocco o dell’Algeria che vive in un territorio di boschi e macchia mediterranea, un allevatore di bestiame negli altipiani semi aridi del Centro e un Tuareg nel deserto di pietra del Tassili ci sono ovviamente diversità linguistiche, sociali e culturali. Il tratto comune risiede principalmente nell’amore per la libertà. Infatti tutti i popoli amazigh traducono il loro nome come “uomo libero”.
Quello stesso amore per la libertà li ha portati ad abbandonare le ricche pianure del Nord ai vari predatori imperiali che portava il Mediterraneo per ripararsi nelle montagne e nei deserti.
“Chi vuole pane bianco, vada a vivere in pianura, ma sappi che lì dovrà abbassare la testa. Chi vuole camminare a testa alta, vada a vivere in montagna, ma sappi che lì altro non avrà da mangiare che la ghianda col cappuccio.” Proverbio cabilo(3)
Gli Amazigh oggi
Durante la fase coloniale, tra la metà del diciannovesimo e la metà del ventesimo secolo, le popolazioni amazigh sono state le più accanite nella lotta contro l’occupazione europea. Dai montanari del Rif in Marocco che hanno fronteggiato la Francia e la Spagna e sono riusciti persino a fondare una Repubblica indipendente nel 1921, ai monti del Giurgiura, dell’Aures e di Nefoussa, in Algeria e in Libia rispettivamente, che hanno dato tanto filo da torcere a francesi e italiani, fino ai territori Tuareg dell’estremo Sud che non sono mai veramente stati conquistati militarmente dai francesi e che ancora oggi continuano a pagare quel loro spirito di indipendenza.
Ma all’indipendenza dal colonialismo, il potere rimase sempre in città e le città del Maghreb in quel momento erano soggiogate dall’ideologia nazionalista araba. Tutto il Maghreb si dichiarò arabo e solo arabo. E tutto quello che arabo non era, lo doveva diventare.
La lingua e la cultura amazigh da marginale diventa proibita. In Marocco e in Algeria si poteva finire in carcere per avere un alfabeto Tifinagh in tasca. In Libia era addirittura vietato parlare e cantare in pubblico in lingua amazigh.
Ci sono voluti decenni di lotte, scioperi, insurrezioni. In Algeria, la regione della Cabilia ha boicottato la scuola algerina per un anno intero, nel 1995, prima che inizino ad arrivare i primi riconoscimenti: prima si iscrive l’origine Amazigh nella costituzione algerina e poi in quella del Marocco, in seguito la lingua viene ammessa come materia di studio nelle scuole (almeno nelle zone a maggioranza amazigh) ed infine viene riconosciuta come lingua ufficiale in entrambi i paesi.
Negli altri paesi del maghreb le cose vanno più lentamente, perché i numeri della popolazione Amazigh sono meno imponenti. In Tunisia, la realtà amazigh, oggi, viene riconosciuto socialmente e culturalmente, ma non ancora a livello istituzionale; mentre nel caos libico, le zone amazigh si organizzano per conto proprio per il recupero della lingua e della cultura.
Yennayer : il primo dell’anno 2971
Il 12 gennaio, in tutto il Nordafrica, si festeggerà il Yennayer, il Capodanno tradizionale Amazigh. La festa, oramai riconosciuta ufficialmente in Algeria, è molto sentita dalla popolazione. Nell’antico calendario agrario degli Amazigh, il primo dell’anno è considerato il giorno della rinascita. In famiglia si cucinano cibi a base di gallina, uova e semi vari che sono tutti simboli di fertilità.
Anche se la data del 12 Gennaio è legata all’antico calendario giuliano, la festa del Yennayer ha radici più antiche. Negli anni 60, dei militanti impegnati per il riconoscimento della Cultura amazigh hanno dotato quel calendario antico di un conteggio degli anni, iniziando i conti dal primo evento conosciuto (perché scritto) della Storia del popolo amazigh: la vittoria dei guerrieri libici di Shashnaq sull’esercito dei faraoni con successiva invasione dell’Egitto e accesso al potere della prima dinastia di faraoni di origine amazigh, i Sheshonq. Questo succedeva approssimativamente nel 950 AC. È così che il calendario amazigh ha preso ben 950 anni di anticipo sul calendario gregoriano. Quest’anno è il 2971, secondo tale conteggio. (4)
Non mi resta quindi che augurarvi, a tutti e tutte, un buon 2971 e di esprimerlo in lingua Amazigh: Asegwas ameggaz!
Note:
- Si scrive e legge “cuscus” non “couscous” e ancora meno cous cous, 1. perché è una parola unica, 2. perché proviene dalla lingua amazigh, seksu poi arabizzato in cuscusu o cuscusi, e non dal francese. Quindi non è d’obbligo la traslitterazione francese (Il Maghreb non appartiene più alla Francia dall’inizio degli anni 60. E’ bene ricordarlo a molti traduttori e traduttrici italiani/e. 3. E poi diciamolo cuscus è anche una parola italiana. I siciliani conoscono e cucinano u cuscusu da secoli. Non è un caso se l’unico campionato mondiale di cuscus si tiene ogni anno a San Vito Lo Capo.
- Articulado del Estatuto de 1982.
- Della Cabilia, la regione amazigh la più popolata del Nord Africa. Si trova nelle zone montuose del Centro Nord dell’Algeria.
- A questo proposito si può leggere un mio articolo di approfondimento pubblicato su La Bottega del Barbieri : http://www.labottegadelbarbieri.org/scor-data-12-gennaio-yennayer-il-capo-danno-amazigh/
Grazie per il bell’articolo!
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L’ha ripubblicato su Rajah Al Hurra.
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