Immaginario post (neo) coloniale della dipendenza africana.

Seconda parte della comunicazione data alla conferenza dell’AATI (American Association of Teachers of Italian) a Siena il 25/06/2015.  Leggere la prima parte…

Il colonialismo è morto, viva il neo-colonialismo

Dopo la seconda guerra mondiale, il colonialismo mondiale, su indicazione del nuovo padrone del mondo, gli USA, viene dichiarato fuori legge e un processo lento di decolonizzazione è innescato. Ma le potenze coloniali non possono rinunciare a quella mana celeste che è l’Africa. Scelgono di concedere una apparente indipendenza politica, istituendo progressivamente un sistema neo-coloniale che è nei fatti ancora più spietato dell’ordine coloniale tradizionale, in quanto in apparenza gli ex stati coloniali non hanno più responsabilità nello sfruttamento disumano delle risorse e delle persone nei paesi ormai “indipendenti”.

Ogni giovane politico africano che tenta una via verso l’indipendenza vera è assassinato. La sola Francia ha fatto assassinare almeno una decina di presidenti legittimi considerati troppo ribelli, sostituendoli con militari, ex informatori dei servizi coloniali, mercenari e corrotti vari. La lista comincia con Sylvanus Olympio, legittimo presidente della Repubblica del Togo, eletto democraticamente e assassinato il 13 gennaio 1963 dal sergente Etienne Eyadema, torturatore e assassino al servizio del colonialismo francese appena rientrato dalla guerra in Vietnam. Eyadema ha regnato fino alla sua morte nel 2005 e ancora oggi a regnare su una repubblica del Togo dissanguata dalle multinazionali e dalla mafia al potere c’è il figlio Faure Eyadema. Questo scenario si ripeterà in tutta l’Africa Francofona e, con modalità non tanto diverse, anche nelle ex colonie britanniche, belghe, spagnole e portoghesi…

Un nuovo tipo di predatore arriva nella foresta africana: la multinazionale. Il continente è dichiarato territorio di caccia aperta non solo per gli amatori di safari, ma per tutti quelli in cerca di materie prime a basso costo e di lavoratori sfruttabili a volontà.

L’estrazione di petrolio, gas, minerali e legnami pregiati, le monoculture riducono il territorio a una spugna da spremere senza pietà. I prodotti vanno via ma sul territorio non rimane niente tranne inquinamento, povertà, ignoranza, schiavitù, guerre civili fomentate a tavolino. Le élite africane, giocano il gioco e contribuiscono non poco al consolidamento di questo sistema. I governi corrotti, in cambio di una piccola percentuale versta sui loro conti privati, svendono i propri paesi, i propri popoli. E’ l’esempio di Omar Bongo messo al potere in Gabon dalla Francia e soprannominato “Monsieur 17%”. 17% è la percentuale che la famiglia Bongo pretende da ogni estrazione di ricchezza naturale dal Gabon. Oggi al potere c’è il figlio, Ali Bongo. Grande amico della Francia. Era quello che camminava abbracciato con Hollande durante la marcia “Je suis Charlie”. La stessa Francia che pretende portare la democrazia con le bombe ovunque … ci sia petrolio.

Marcia Je suis Charlie
Ali Bongo abbracciato a Hollande et Sarkozy alla marcia per Charlie

E’ a queste dittature corrotte e violente che la Banca Mondiale e le banche occidentali cominciano presto a concedere prestiti miliardari. Questo si chiama “cooperazione per lo sviluppo”. Io concedo un prestito a uno stato di cui so che la classe politica è corrotta, ladra e violenta. Il prestito ritorna subito nelle banche in Svizzera, nel Lussemburgho o a Jersey, sui conti privati dei dittatori e dei loro ministri. Oppure viene iniettato nelle economie occidentali sotto forma di partecipazioni in società e acquisto di beni e proprietà di lusso.
Ma nel frattempo i paesi sono sempre più indebitati e presto arriva il Fondo Monetario Mondiale con i suoi programmi di aggiustamento strutturale. La ricetta è semplice: meno scuola, meno sanità, niente protezione sociale, privatizzazione di tutti i servizi pubblici. Ma nessuna condizione di democrazia, di riduzione della corruzione, di aumento della trasparenza, di riduzione dei budget militari o degli sprechi della politica. Niente. Andate avanti così. Che questo, a noi ci sta bene.

Questo succede tra la fine degli anni 70′ e la metà degli anni 80′. Risultato: fine anni 80′ i primi ragazzi africani cominciano a lasciare i propri paesi a piedi in direzione del nord. Fino a quel momento l’immigrazione si faceva con un regolare biglietto aereo o navale. Chi non si poteva permettere il viaggio, rimaneva a casa dove un minimo di vita dignitosa era ancora possibile. Dopo i programmi di aggiustamento, la vita diventa un inferno e migrare diventa l’unica soluzione per un numero sempre crescente di disperati.

L’umanitario come parte del problema

Le ONG umanitarie, anche se spesso nate con buone intenzioni, sono parte del problema e non della soluzione. Curano i sintomi della malattia senza mai affrontarne le cause. Anzi molto spesso contribuiscono ad inasprire il male. La dipendenza è la loro ragione di essere.

La ricerca di fondi è la priorità assoluta e molto spesso i progetti sono consoni alle esigenze dei donatori (che sono poi gli Stati responsabili dell’impoverimento dell’Africa) piuttosto che ai bisogni veri della popolazione. Se il trend è a forare pozzi si forano pozzi ovunque con o senza acqua. Se è alla costruzioni di scuole allora si costruiscono scuole ovunque senza un seguito. I fondi stanziati rimangono in buona parte nei paesi d’origine per pagare l’affitto e le bollette della ONG, per la progettazione, gli studi di fattibilità, gli stipendi degli operatori e dei consulenti, per l’audit e le operazioni di visibilità.

Il poco che arriva in Africa è molto spesso mal gestito da personale senza esperienza e senza competenze che presto comincia a comportarsi da neo-colono che dispone del personale locale come di servitù propria. Questo ovviamente non è un giudizio estendibile su tutta la cooperazione internazionale. Ci sono Ong e missionari seri e onesti, che svolgono un lavoro straordinario, ma sono una minoranza. Del resto il risultato è sotto gli occhi di tutti. Mezzo secolo di cooperazione non ha fatto che peggiorare le cose.

Dall’altra parte del mondo l’Africa è presentata come il continente indigente. Quello che ha sempre bisogno dell’aiuto altrui. E di fronte all’immagine di chi chiede, chiede… ma non fa mai nessuno sforzo per uscire dalla povertà, le reazioni in genere sono di due tipi: quelli che hanno pietà e vogliono aiutare (e questi sono l’obiettivo delle pubblicità pietistiche delle ONG, delle chiese missionarie…) e quelli che pensano che bisogna aiutare di meno perché siamo stufi di aiutare sempre, e questi sono il target privilegiato dei discorsi conservatori: “aiutiamo prima i nostri”.

Dalle navi dei negrieri ai barconi dei disperati

Questi discorsi si stanno evolvendo oggi di fronte alle situazioni, sempre più frequenti, di arrivo di profughi dalle zone devastate del continente africano, le posizioni variano un pochino. Ci sono quelli che dicono di tipo: sì accogliamoli per pietà, per solidarietà, per carità cristiana… Poi ci sono quelli che dicono: “Va bene se proprio dobbiamo aiutarli, aiutiamoli a casa loro. Ma non devono venire da noi.” Perché si sa che il bambino affamato ruba il pane (della gente per bene)… etc.

Tutto questo è frutto di un discorso sbagliato sull’Africa. L’Africa è narrata da quelli che la sfruttano e l’immagine del continente ne esce al rovescio. Risulta che il parassita sia l’Africa, non le multinazionali, non gli stati coloniali e neo-coloniali. Risulta che è il mondo ad aiutare in continuazione l’Africa. Quando è vero proprio il contrario. I flussi di ricchezza dall’Africa verso gli altri continenti sono infinitamente superiori alle gocce che ci tornano sotto forma di crediti, aiuti, cooperazione internazionale, carità e quant’altro.

Di cosa ha bisogno l’Africa?

Questa è la narrazione dell’Africa che non viene fatta sui media principali. Non c’è nel discorso ufficiale. Non c’è nel discorso della maggioranza delle ONG. Tutti raccontano i mali dell’Africa ma nessuno le origini di questi mali. Ecco dunque nell’immaginario della maggioranza delle persone, compresi i suoi figli, l’Africa è vista come un continente parassita.

Ma la realtà è una altra. L’Africa non avrebbe bisogno di essere aiutata da nessuno tranne che dai suoi figli. Il sistema degli aiuti continua solo ad appesantire il debito e la dipendenza. Non chiede nemmeno la restituzioni di ciò che le è stato sottratto, sarebbe incalcolabile.

L’Africa ha bisogno che si smetta di saccheggiarla. Questo sì.  Perché in tal caso avrebbe le risorse per farcela da sola.

Jacque Chirac: Senza l’Africa la Francia sarebbe una nazione del terzo mondo

 

E’ l’Africa che aiuta l’Occidente e non il contrario