falah.jpgIl Ritiro da solo non basta,  dopo il saccheggio e la distruzione del paese
Lettera del sindacalista iracheno Falah Halwan a Barack Obama

Per quasi nove anni, Le vostre truppe hanno invaso l’Iraq con due pretesti: il primo era l’esistenza di armi di distruzione di massa e il secondo la diffusione della democrazia.

La prima scusa si è dimostrata falsa e bugiarda, come è stato apertamente riconosciuto dall’ex presidente George W. Bush. Il che è, di per sè, semplicemente una vergogna.

Per quanto riguarda la diffusione della democrazia, invece si sono diffusi gli omicidi, i saccheggi, la guerra settaria, le milizie armate, il terrorismo, la corruzione, l’imposizione alle persone, soprattutto le donne, di una vita da reclusi nelle proprie case, la diffusione del traffico di esseri umani e delle reti di prostituzione, il collasso delle istituzioni culturali e il declino dell’istruzione. Le ricchezze della società sono state semplicemente sacchegiate, da parte delle autorità che voi avete messo al governo, diventate maestre nel rimanere al potere attraverso l’arte della “gestione” delle elezioni.
L’attuale diffusione del crimine, delle varie forme di oscenità e brutalità politiche, hanno raggiunto livelli mai visti nel paese prima. Nemmeno nei passati secoli di arretramento politico. E la civiltà si è degradata a livelli da paura.

Non sono state risparmiate le conquiste delle generazioni che sono il frutto di decenni di lotta e di sviluppo storico. Non sono stati risparmiati dall’occupazione e dalla distruzione, nemmeno le ossa degli antichi Babilonesi, riesumate in cerca di cimeli e reperti preziosi. E nemmeno le rovine dei Sumeri e degli Accadi che avete trasformato in caserme per addestrare i vostri soldati che hanno scavato con le baionette alla ricerca di antichità. Hanno addirittura distrutto perfino le tavolette d’argilla, che erano la memoria dei primi scritti umani, tracciati migliaia di anni fa.
L’occupazione non si è accontentata di questa devastazione, ma ha anche portato al potere forze politiche che hanno seminato odio e inimicizia, e hanno combattuto ogni aspetto che porta alla modernità, al progresso e alla libertà, e hanno fatto rivivere le dispute e i conflitti del passato lontano, e trascinato la società in una spirale di violenza e arretramento, di corruzione e di distruzione dei fondamenti della civiltà.

Dopo tutto questo, il ritiro delle truppe annunciato, per di più poco credibile, non potrà mai risolvere le crisi e i problemi nei quali avete trascinato la nostra società. Avremo bisogno di molti anni per dimenticare il dolore e i ricordi delle vittime dell’occupazione e del conflitto, e di decine di anni per ripristinare quello che avete distrutto, e per assicurare il futuro delle generazioni future.

Le vostre radiazioni hanno contaminato l’aria e l’ambiente e le vostre armi hanno avvelenato la terra, per sempre. I bambini e gli adulti che ancora vivono con le malattie incurabili occasionate da queste armi, non trovano alcuna cura, e la loro sofferenza non trova pace che con la morte.
Avete speso miliardi di denaro dei contribuenti americani che hanno rifiutato le vostre guerre, e avete creato disoccupazione, fallimento e austerità, insicurezza e calo degli standard di vita tra il popolo americano. Avete pagato giovani americani per morire e per uccidere persone innocenti con il pretesto della lotta al terrorismo. I vostri veterani hanno combattuto contro la guerra, e rifiutano le vostre politiche apertamente. Dei lavoratori americani hanno annunciato il loro rifiuto della guerra sin dall’inizio, e hanno costruito campagne e organizzazioni contro la guerra.

Vi scambierete congratulazioni e auguri, di nuovo, e alcuni dei vostri capi militare insceneranno un ritorno vittorioso, lasciando dietro tragedie indelebili.

Che razza di ritiro è questo se non si giudica nessuno per i crimini commessi?
Siete in debito con la gente irachena per tutti i torti che hanno subito e su di voi grava la piena responsabilità e il dovere di compensazione per le vittime e i danni della vostra guerra.

Ci riserviamo il diritto di rivendicare i nostri diritti, sia che queste responsabilità sianno riconosciute negli accordi che stabilirete con l’attuale governo in Iraq, sia nel caso contrario, con o senza il vostro accordo.
La nostra voce è la voce di milioni di lavoratrici e di lavoratori in Iraq. La nostra voce è quella del pubblico in generale nel paese, che nasce dalla loro sofferenza e da tutto quello che hanno subto e continuano a subire. Ed è, allo stesso tempo, la voce e la coscienza di miliardi di persone in tutto il mondo, e in modo particolare tra le masse statunitensi, quella di chi è contro la guerra e di chi lotta per vivere in libertà e in pace nel mondo.

La voce delle migliaia di manifestanti accampati a Wall Street è un messaggio di pace e di rifiuto delle guerre e dello sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo, e un appello universale per l’uguaglianza e la fine dell’ingiustizia che ha trovato risonanza in tutto il mondo.

Ed è per tutto questo che noi ci alziamo spalla a spalla con i nostri compagni del movimento “Occupay Wall street”, contro le vostre politiche e contro il vostro sistema capitalista.

Viva la libertà …. Viva l’uguaglianza
Falah Alwan
Presidente dell’Unione dei sindacati e dei Consigli operai in Iraq 29/10/2011

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