Una Lettera dalla Tunisia di Bernardo Severgnini.
Cosa pensano gli studenti di Medenine della crisi libica e dell’emigrazione in Europa?
Se lo sono chiesti mercoledì 27 aprile in un meeting dal quale sono emerse posizioni anche diverse, ma con un sostanziale accordo nel sostenere alcune tesi e proposte di fondo:
Innanzitutto, è emersa chiaramente la necessità di chiedere interventi della comunità internazionale a sostegno della loro regione, il sud est tunisino, che come tutti sanno è alle prese con un problema di immigrazione ben più drammatico di quello che vive l’Italia. Il sostegno deve avvenire, secondo loro, non per un semplice spirito di solidarietà o di elemosina, ma al contrario come risposta, in qualche modo come risarcimento, per la politica quantomeno discutibile che l’occidente sta attuando nella gestione della crisi libica, con evidenti ripercussioni sul sud-est tunisino.
Gli studenti entrano nel merito della questione politica e condividono l’idea che ci sia la precisa volontà di protrarre questa guerra il più a lungo possibile, quando le forze alleate potrebbero concluderla vittoriosamente, se volessero, in poche ore o in pochi giorni. Essi sostengono che la strategia dell’occidente sia quella di lasciar continuare questa guerra a lungo per poter continuare a vendere armi ai ribelli, dopo averle vendute a Gheddafi, e approfittare della situazione attuale per accaparrarsi petrolio a basso prezzo. Un’analisi estremamente lucida, attenta e coerente, da cui emergono posizioni chiare: “L’occidente racconta un sacco di bugie”, dicono, “e noi non vogliamo pagare per queste bugie”. E’ evidente infatti che la regione è mantenuta sotto scacco dalla sempre più lunga guerra in Libia. Uno scacco che impedirà la crescita e lo sviluppo dell’intera regione, ed è inoltre fra le cause del fenomeno emigratorio che proprio qui si sta verificando.
E’ interessante notare, a questo proposito, come la maggior parte degli studenti sia contraria alle partenze per Lampedusa, perché pericolose, perché illegali, perché vergognose per la Tunisia e per la rivoluzione. “Noi vogliamo agire all’interno della legalità”, dicono, “vogliamo costruire con le nostre mani il futuro della nostra terra, ma chiediamo rispetto e onestà da parte delle grandi potenze che oggi, come in passato, sono la causa principale dei nostri problemi.”